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Professione colorista: quando la passione per il colore diventa competenza preziosa

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Un professionista indispensabile in ogni colorificio che si rispetti: il colorista è un mestiere antico, riservato solo a chi possiede la dote naturale di riconoscere il colore.

 

Chi è il colorista?

Un professionista del colore: un tecnico ma anche un artista, colui che – per dote naturale e per esperienza sul campo – è in grado di riconoscere a colpo d’occhio gradazioni e tonalità e che riveste un ruolo fondamentale nella produzione di prodotti perfetti.

Un mestiere ancora di nicchia, sicuramente sconosciuto a chi non è del settore (non a caso, se cerchi sul web, non troverai praticamente alcuna informazione sul mestiere del colorista) ma estremamente prezioso in un colorificio. Un mestiere che si è naturalmente modificato ed evoluto con l’avvento delle nuove tecnologie, ma che non ha perso di importanza. Anzi!

Una professione antica ancora oggi essenziale, anche nel connubio con l’innovazione tecnologica.

Oggi infatti il lavoro del colorista si è necessariamente evoluto, grazie all’utilizzo di strumenti avanzati come lo spettrofotometro e la cabina luci; tuttavia, la competenza, l’esperienza, l’occhio clinico del tecnico esperto rimangono comunque elementi fondamentali e imprescindibili per il controllo qualità e la correzione del prodotto industriale.

 

Come si svolge il lavoro del colorista?

Tutto inizia dall’arrivo delle mastelle, il cui quintalaggio può variare da 150 chili fino a un massimo di 1500 chili: i prodotti contenuti nelle mastelle posso essere per miscelazione o per macinazione.

I prodotti per miscelazione vengono formulati in laboratorio con ricette sviluppate col sistema tintometrico: in questo caso si tratta di formule che sono a sistema, già standardizzate. Il ruolo del colorista in questo caso è di effettuare un controllo finale sul prodotto, andando a verificare comunque la rispondenza con quanto impostato dalle macchine.

Cosa diversa invece avviene nei prodotti per macinazione, dove servono più passaggi e dove rimane ancora primario l’intervento manuale del colorista. È lui a dover individuare i vari coloranti che servono per correggere la tinta decidendo le quantità opportune di pigmento da aggiungere a un determinato prodotto.

Una volta stabilito visivamente che il colore è perfetto, entrano in funzione gli strumenti tecnologici: lo spettrofotometro (strumento per la lettura matematica del colore) e la cabina luci (cabina con UV, neon bianca, lampadina gialla e daylight), entrambi molto importanti per la verifica finale del processo di correzione e per velocizzarne i tempi.

È qui che l’esperienza sul campo e l’abilità naturale del colorista giocano un ruolo fondamentale.

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